NORTH
racconto di un AI
L’altro giorno ho chiesto a Gaia di suggerirmi l’incipit di una storia, una qualunque.
Lei mi detto questa frase: “era una mattina molto luminosa, la notte era passata insonne ma la giornata prometteva cose strane e nuove.”
Da qui é iniziato un curioso percorso a metà tra la sperimentazione e il processo creativo.
Mi sto divertendo da un po’ di tempo a giocare (per cercare di comprenderne i meccanismi) con algoritmi di così detta intelligenza artificiale. L’idea è quella di afferrarne (per quanto mi è possibile) meccanismi e potenzialità, per riuscire a usarli nelle installazioni e performance di NuvolaProject. Non ci piace usare la tecnologia solo per generare stupore fine a se stesso, ci piace usarla per un motivo, indagarne ed esprimerne le potenzialità, in quanto spirito del nostro tempo, e poi entrare in relazione con i suoi linguaggi per renderla parte del processo creativo e, a volte, parte dell’opera stessa . Che siano video proiezioni o algoritmi di arte generativa, o dispositivi interconnessi.
Questo mi ha portato a sperimentare potenti algoritmi di generazione di testo. I famosi GPT (arrivati qualche mese fa all’impressionante versione 3).
Non mi dilungherò sui processi alla base di questi algoritmi perché, come detto, non li comprendo ancora pienamente e sicuramente c’è chi potrebbe spiegarli meglio di me. Detto male: il meccanismo cerca di indovinare quale parola deve seguire quella precedente, sulla base di alcuni parametri (fino a 175mld) e, sostanzialmente, di calcoli statistici. Ok l’ho detta veramente male, ma prendetela così per ora.
Ho quindi usato uno di questi algoritmi per generare un testo, partendo dalla frase che aveva inventato Gaia.
Per curiosità.
Non avevo idea di dove saremmo andati a finire e, francamente non mi aspettavo molto.
Il risultato mi ha sorpreso. L’algortmo ha cominciato a raccontarmi la strana storia di un gatto. Un gatto. Un elemento inserito dalla casualità evidentemente, ma la sua storia era comunque curiosamente (per me) coerente con l’incipit iniziale, con le aspettative di una mattinata, la scoperta, quelle “cose strane”, ecc.
L’ho trovato divertente.
A questo punto ho deciso di continuare il gioco.
Ho chiesto a un altro algoritmo di “dipingere” delle immagini partendo dalle frasi generate dal primo algoritmo. Anche in questo caso non mi aspettavo grandi risultati.
So che è relativamente facile ottenere una immagine coerente con frasi tipo “tramonto sul mare in stile Van Gogh “ (che comunque…) ma nel mio caso stavo chiedendo di immaginare situazioni anche complesse. Una frase ad esempio era “Ma questa volta non era la stessa cosa. Il gatto adesso faceva parte di una caccia. E il profumo era quello di un altro essere”. Ora, provate voi a disegnare una immagine partendo da questa frase.
Eppure il risultato è stato sorprendentemente efficace. Nell’immagine sembra di vedere una figura di un uomo di spalle seduto a leggere un libro, vicino c’è una figura che potrebbe essere quella di un gatto acquattato nell’erba.
Sorprendente.
A questo punto ho cominciato a trovarmi tra le mani gli ingredienti di una piccola opera di creatività (si potrebbe dire arte generativa).
Ho usato ancora un terzo algoritmo per generare una musica che potesse accompagnare le immagini e il testo. (NOTA: in questo caso il processo è stato più casuale, ma il risultato, ancora una volta, era sorprendentemente in linea con l’atmosfera generata dal testo).
La premessa che ho fatto però è che non ci piace usare la tecnologia in modo sterile e asettico. Il risultato che avevo ottenuto era divertente ma ben lontano da poter essere anche solo vagamente considerato una opera.
Ancora una volta la chiave è stata quella di chiudere il cerchio, far leggere il testo dalla voce (e dalla emotività e interpretazione artistica) di chi aveva inventato la frase iniziale. Ne è venuto fuori un risultato curioso, divertente e, per me, emozionante. Una collaborazione tra “intelligenze” che ha prodotto un piccolo video di un minuto e mezzo, coerente, divertente e soprattutto, alla luce del processo produttivo e creativo, sorprendente (lo so ho usato molto spesso questo termine).
Non so se possa realmente definirsi un’opera di NuvolaProject, in fondo il grosso del lavoro lo hanno fatto degli algoritmi, ma noi (io e Gaia) ci abbiamo messo l’innesto e la volontà creativa di far dialogare questi algoritmi, e ancora una volta la voglia di entrare in relazione con quei linguaggi, aggiungendo forse quindi quella componente (la volontà creativa appunto) che distingue un’opera d’arte (qualunque sia il suo valore o risultato artistico) da un atto casuale.
Quindi forse si, è un’opera di NuvolaProject.